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lunedì 3 agosto 2015

Centootto modi di uccidere la moglie


Titolo originale: Sha qi 
Autore: Zhang Xiguo
1a edizione italiana: 2008
Genere: Racconto
Raccolta: Made in China - Nuovi Scrittori Cinesi, Mondadori, 2008

Centootto modi per uccidere la moglie  è la storia Wu Ziqiao e Hu Yushan, coppia taiwanese immigrata negli Stati Uniti, ma non vi aspettate la solita storia di immigrati "noi due contro il mondo". Tutt'altro. Marito e moglie non potrebbero essere più diversi ma, in questo caso, gli opposti non si attraggono, non più: lei forte, volitiva, ambiziosa e ben inserita nella società americana, lui debole, apatico, pacifico, un uomo che più che vivere ama fantasticare, perdersi nei suoi romanzi di cappa e spada e che, inevitabilmente, è succube della moglie. Ma una sera, complice l'occhiolino di un procione che tenta l'assedio al suo cesto della spazzatura, la folgorazione: decide di comprare un diario e, certosinamente, vi annota tutti i modi  in cui potrebbe uccidere la moglie. Prima delusione: a chi si aspettava che la folgorazione corrispondesse all'idea di un omicidio, beh no è l'idea di un diario in cui si fantastica su un omicidio. E fin qui tutto bene: frustrazione da uomo sposato. Ma poi Hu scopre il diario, lo caccia di casa, vuole il divorzio, a niente servono le rassicurazioni di Wu : "... È un romanzo, sono tutte storie inventate.", Hu è (giustamente) furiosa. Ma "ci si abitua a tutto" e fin qui  le cose vanno ancora (più o meno) bene. Finché la moglie viene decapitata...
Nato a Chongching e cresciuto a Taiwan, Zhang Xiguo risiede tutt'ora negli USA dove insegna all'Università di Pittsburgh. Informatico di fama internazionale e scrittore di fantascienza, crea nelle sue opere universi paralleli ed altri, allegorie della civiltà moderna con le sue intricate questioni e problematiche irrisolte. 
Centootto modi di uccidere la moglie non è un racconto di fantascienza, non nel senso stretto del termine: l'alieno, qui, è un luogo mentale, la fantasia nel suo rapporto con la realtà. 
Le labirintiche macchinazioni della fantasia sono il rifugio dell'uomo comune, che lungi da essere paragonabile con il mito dell'eroe a tutti i costi, coraggioso, intraprendente, realizzato e magari anche felice, imposto dalla società, fa i conti con la realtà e, realizzata la sua normalissima mediocrità, sceglie un'altra strada: diventa ciò che vorrebbe essere, ma nel libero e tollerante mondo della fantasia.
Nella civiltà moderna la legge di Darwin non lascia scampo: sopravvive chi si adatta, meglio e prima. Hu Yushan sarebbe l'orgoglio di Darwin: forte e volitiva, propensa non solo ad adattarsi ad una nuova realtà, ma, addirittura, a sentirvisi molto più a suo agio che in Patria, come tutte le personalità forti, non concepisce la debolezza del marito, legato profondamente alla cultura e alle tradizioni di una Patria che pure ha lasciato di sua volontà. 
Nelle storie di immigrazione si legge di personaggi nostalgici, profondamente legati alla patria e, in qualche modo ostili alla nuova realtà in cui vivono che non giudicano all'altezza del Paese natale. In Centootto modi di uccidere la moglie questo sentimento naturale e condivisibile, ravvisabile laddove l'abbandono della Patria è obbligato, è assente. Wu e Hu non sono stati costretti a lasciare Taiwan: sono partiti per studiare negli Stati Uniti e hanno deciso, liberamente e consapevolmente di restarvi. Né tanto meno, a dispetto di quanto crede Wu, gli Stati Uniti hanno cambiato, in negativo, sua moglie. Già a Taiwan la coppia era impostata su di un modello dominante-dominato, la nuova realtà non ha fatto altro che acuire le disparità. 
Come il mondo in cui si rifugia, Wu è un alieno per sua moglie e  per la società. E sua moglie e la società lo sono per lui, universi complessi dei quali non riesce e, in definitiva non desidera, far parte. La sua è una vita passiva, ai margini di una società che richiede troppo impegno da parte dell'individuo. 
La fantasia è il rifugio del disadattato. Wu diventa un eroe del passato nei racconti di cappa e spada, un eroe negativo del presente nel suo diario di assassino immaginario. Il suo atteggiamento non sfocia, tuttavia, nel patologico: fantasia e realtà restano, per Wu, decisamente separate. Il suo è un diario di esorcismi, dove dare sfogo liberamente a frustrazioni e rabbia. Uccidendo la moglie centootto volte (e il numero qui è foriero di richiami letterari: centootto è, infatti, il numero dei banditi de Il Bordo dell'Acqua, classico della letteratura cinese) uccide il suo rapporto con il mondo occidentale, la società degli eroi a tutti i costi, uccide la rabbia, il fallimento, la delusione, uccide, in definitiva, anche se stesso. Ma come spiegare, quando sua moglie viene uccisa per davvero, la separazione dei due mondi? Chi vive la realtà non comprende la fantasia o, meglio, non accetta la sua traduzione in parole. "Se proprio hai deciso di uccidere tua moglie, evita di tenere un diario" dice l'autore, perché l'inchiostro rende le fantasie parte della realtà, trasforma gli sfoghi in propositi. Pensare è concesso poiché l'oggetto del pensiero non è ancora reale, ma scripta manent.











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